“I genitori ti
insegnano ad amare, ridere e correre. Ma solo entrando in contatto con i libri,
si scopre di avere le ali”.
È
partita da questa citazione la nostra lettura in classe del testo di cui
parleremo a breve. All’inizio non ne abbiamo capito il senso, ma poi, pagina
dopo pagina, ci è stato tutto sempre più chiaro. Il Piccolo Principe di Antoine de Saint- Exupéry è un libro che ti
fa scoprire di avere delle “ali” magiche e ti insegna ad usarle… si tratta
delle ali della fantasia, ali “invisibili agli occhi”. Guidati dal
protagonista, il Principe appunto, iniziamo a viaggiare nello spazio, tra
pianeti ed asteroidi minuscoli in cui c’è spazio per una sola persona ed altri
che, in confronto, sono immensi, come la nostra Terra. Ben poco ci viene detto
dell’aspetto fisico del Principe e già qui la nostra immaginazione può iniziare
a “volare” e a lavorare. Scopriremo presto, però, che non importa come egli sia
esteriormente perché, come suggerisce la volpe (uno dei tanti personaggi, forse
il più importante, che il bambino incontra nel suo viaggio): “non si vede che
con gli occhi del cuore: l’essenziale è invisibile agli occhi”. Apprendiamo
così la prima lezione e cioè che non è importante come ciò che appare, ciò che
si mostra esteriormente; la vera bellezza delle persone risiede in ciò che esse
hanno dentro e che possiamo davvero scoprire solo se dedichiamo loro tempo,
tempo per conoscerle, per stringere dei legami, per diventare amici. L’amicizia
e la forza dei rapporti sono tra i temi più importanti del libro, eppure i
personaggi che il Principe incontra, tutti adulti, sembrano non saperlo. Il re,
il vanitoso, il bevitore, l’uomo d’affari, il lampionaio, l’esploratore,
incarnano vizi e virtù degli uomini, troppo presi dalle loro cose, troppo
impegnati con le cose materiali, troppo legati all’apparenza. Il Principe prova
a creare dei legami con loro, ma non ci riesce, nessuno sembra ascoltarlo e
comprendere le sue domande, i suoi desideri. Alla fine tutti questi incontri lo
lasceranno soddisfatto perché, come egli stesso afferma, “sono proprio bizzarri
gli adulti”. L’autore ci mostra qui come l’infanzia sia il periodo più bello e ingenuo,
quello in cui si è capaci di sognare, di immaginare, di andare oltre le
apparenze. Gli adulti sembrano aver perso questa capacità, sembrano aver
dimenticato di essere stati dei bambini, sembrano aver perso l’ingenuità e la
capacità di vedere e riconoscere le cose importanti della vita. Solo il pilota
riuscirà, dedicando appunto del tempo al giovane protagonista e ascoltandolo, a
stabilire con lui una profonda amicizia, che andrà oltre ogni distanza e che
durerà anche quando il Principe, morso dal serpente lascerà la Terra. Sarà solo
nel rapporto tra il Principe e il pilota che il mondo degli adulti e quello dei
bambini non ci sembreranno più così distanti.
È
chiara allora anche la citazione che abbiamo riportato all’inizio. Gli adulti
possono insegnarci a muovere i primi passi, ma devono anche sforzarsi di
comprenderci, lasciandoci liberi di fare esperienze, di “spiccare il volo”. E
possiamo davvero spiccare il volo solo con la cultura, leggendo, leggendo tanto
perché un bambino che legge sarà un adulto che pensa.
Alunni I A
Flora Monda
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