Ho divorato questo libro presa da una smania di entrare
nella vita e nei pensieri della protagonista: Luce.
Luce Di Notte, nome che ha scelto il padre per imprimere fin
dalla nascita la particolarità della “creatura”, è una donna di trentasette
anni con un caratteraccio, una abbastanza “frevaiola”( freva sentimento
tipicamente napoletano di chi si lascia facilmente infiammare l’umore). La vita
con lei è stata” fetente, cazzuta e ribelle”. Vive a Napoli una città che
riecheggia in tutto il romanzo. La senti attraverso le parole delle canzoni di
Pino Daniele, la vivi percorrendo i passi dei personaggi che con questa città
hanno un rapporto d’amore.
I vicoli stretti, la musica neomelodica sempre troppo alta,
il suono delle televisioni che trasmettono le partite di calcio, i panni stesi
da un balcone all’altro che gocciolano come pioggia sul viso dei passanti, e
poi gli odori, i crocchè fritti, la parmigiana che i vicini preparano e il cui
odore penetra dalle pareti sottili sottili, il ragù che bolle nella pentola
enorme e che scandisce i tempi pigri della domenica mattina. E poi il mare, il
profumo del mare. Napoli, la città sfrontata e ribelle, nobile anche vista dai
Quartieri. Napoli che prima di essere raccontata racconta, che è cornice
barocca, ampollosa ma anche quadro di ombre e luci.
Ci sono poi loro, i personaggi che ruotano attorno a Luce,
tratteggiati da Marone con poche ma nette pennellate, vivaci, veri, realistici.
Don Vittorio, musicista-filosofo-sognatore costretto per un incidente a vivere
su una carrozzina. Uomo saggio ma mai invadente. Kevin scugnizzo galante,
bambino con il cuore di un piccolo principe, coraggioso, disarmante nella sua
ingenuità, poetico. Carmen, la mamma di Kevin, uaiuncella di strada, bellissima
ma poco colta, eppure capace di spiazzare l’interlocutore anche più abile con
la sua irriverenza, quella schiettezza e spontaneità che la vita dona a quelle
persone con le quali non è stata prodiga, lei che ha “avuto nu muorzo e cu
chill add campà”. E poi Antonio il fratello di Luce un poco Peter Pan, Thomas
l’artista di strada francese fuggito dalle responsabilità, la madre di Luce
consumata dal dispiacere e dalla fatica, la nonna, madre” scelta”dalla
protagonista perché l’unica capace di ascoltarla da bambina, il padre immaturo
e irresponsabile, l’avvocato Geronimo, moderno Azzeccagarbugli conoscitore
della galleria dei tipi umani più di uno psicologo, capace di scovare debolezze
e guizzi improvvisi di felicità solo osservando lo sguardo delle persone.
L’autore di questo romanzo mi ha condotto attraverso la
vicenda intima e umana di Luce a “illuminare”, far emergere il linguaggio delle
emozioni, che è dentro ognuno di noi, attraverso una grande verità: non
“occorre cambiar cielo ma mutare d’animo”. Il primo viaggio che bisogna
intraprendere infatti, per vivere in pienezza, è dentro noi stessi, ed è un
percorso che non avviene di certo per strade principali, asfaltate, trafficate
e sicure, ma inerpicandosi come “briganti” tra montagne, campi, sottoboschi,
fra sterpaglie e a volte fango. Questa è la vita vera, viscerale, fatta di
delusioni e di grandezze, d’incubi ma anche sogni. Senza dimenticare che le
meraviglie arrivano all’improvviso e quindi, come si dice a Napoli, conviene
sempre essere “apparecchiati”, pronti ad aprire la porta alla Bellezza che
bussa e dire “ti stava aspettando”!
Luisa Ciccone
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